Lettera inviata al Ministero del Lavoro e al Ministero delle Imprese e del Made in Italy
In data odierna, 13/07/23, a seguito della pubblicazione dei cedolini paga dei lavoratori di Acciaierie d’Italia, abbiamo riscontrato anomalie in merito al pagamento della mensilità di giugno. Nello specifico risulta essere stata applicata una decurtazione delle retribuzioni facendo risultare la cassa integrazione seppur in assenza di una copertura della stessa. Infatti, la scadenza della Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria ex art.21 d.lgs del 14 settembre 2015, n.148 è avvenuta lo scorso 19 giugno2023 e ADI per dare continuità alla riorganizzazione aziendale ha avviato una procedura di CIGS ex art.22 Bis DL 148/2015.
In sede Ministeriale le organizzazioni sindacali hanno ampiamente motivato le ragioni per cui non era di fatto percorribile un accordo sulla CIGS in deroga in quanto Acciaierie d’Italia non ha mai presentato, nonostante le continue sollecitazioni delle organizzazioni sindacali, un piano industriale e di investimenti necessario a garantire la continuità produttiva e il rilancio dello stabilimento siderurgico.
Tale situazione insieme ad una totale assenza di confronto con il MIMIT ha prodotto un verbale di mancato accordo sulla procedura ex art.22 Bis (come da verbale del 13/06 c.a.)determinando una nuova richiesta di CIGS ex art.44 comma 11 ter che, ad oggi, risulta essere ancora in piedi in attesa dell’autorizzazione da parte del Ministero del Lavoro relativamente all’altro ammortizzatore finanziato appositamente attraverso un nuovo decreto, il DL n.75/2023 che dall’art.42 prevede, per le imprese di interesse strategico nazionale con un numero di lavoratori dipendente non inferiore a mille, la possibilità di ricorrere all’utilizzo di cassa integrazione per una durata massima di ulteriori quaranta settimane.
Infatti, alla data del 12 luglio ’23 la richiesta di istanza di ADI è ancora in fase istruttoria presso la divisione Ammortizzatori sociali del Ministero del lavoro e tali avvenimenti stanno procurando, di fatto, una fase di confusione generale in merito alla copertura dei lavoratori che ad oggi risultano collocati in cassa integrazione senza che vi sia una reale copertura di un ammortizzatore sociale.
Riteniamo altresì molto grave che il governo italiano, invece di agevolare un confronto con le parti sociali, così come previsto in tutte le procedure di cassa integrazione che prevedono l’esame congiunto per poter discutere ed approfondire quanto previsto dalle procedure presentate dalle aziende, ha preferito escludere il confronto sindacale concedendo altra cassa integrazione alla società, utilizzata di fatto esclusivamente per abbattere il costo del lavoro.
Pertanto, riteniamo del tutto illegittime le modalità con cui Acciaierie d’Italia ha deciso in maniera unilaterale di applicare una decurtazione dei salari del personale ADI, nel mese di giugno, facendo risultare in cassa integrazione migliaia di lavoratori in assenza dell’autorizzazione di un ammortizzatore sociale.
È inaccettabile continuare ad intervenire con decreti d’urgenza senza nessuna garanzia per il futuro industriale, ambientale ed occupazionale di migliaia di lavoratori e riteniamo non più rinviabile l’apertura di un tavolo di confronto permanente, per un sito d’interesse strategico per il Paese, che inevitabilmente ha bisogno di un cambio immediato della governance societaria, con l’ingresso in maggioranza dello Stato, ponendo fine ad una condizione distruttiva per la comunità ionica per la quale il soggetto pubblico esprime i finanziamenti (diretti o indiretti) e il socio privato ne trae i benefici portando il sito ad una situazione di devastazione sotto tutti i punti di vista.
Taranto, 13/07/23
Le Segreterie provinciali FIM FIOM UILM USB