SALVAGUARDARE SALUTE ED OCCUPAZIONE
L’alternarsi di chiusure e riaperture di attività, in questo momento così complicato, si riflettono inevitabilmente sulle variazioni congiunturali degli indicatori del mercato del lavoro.
Più ragionevole, forse, analizzare la perdita occupazionale rispetto ad un periodo in cui l’emergenza sanitaria non c’era. E allora ci rendiamo conto che, in termini tendenziali, vale a dire rispetto a settembre dello scorso anno, abbiamo perso 387 mila occupati e registrato un incremento di 333 mila persone in totale inattività lavorativa.
Se ci focalizziamo più nel dettaglio dei numeri, ci accorgiamo come le ore effettivamente lavorate siano in netta diminuzione rispetto a settembre 2019, segno inequivocabile di una occupazione fragile, e che le peggiori ricadute occupazionali stanno investendo le donne, i giovani e quella enorme platea di lavoratrici e lavoratori con contratti a termine il cui rapporto di lavoro non è stato rinnovato.
Tutela della salute e tutela occupazionale, soprattutto in questo momento in cui l’epidemia sta correndo a passo veloce, devono essere salvaguardate con tutti i mezzi finanziari nazionali ed europei disponibili (MES, SURE, NEXT GENERATION UE), risorse che permetterebbero una copertura temporale degli ammortizzatori sociali ben più dilazionata rispetto alle 6 settimane previste dal DL Ristori. Va posta la necessità di efficientare il sistema di politiche attive che deve, una volta per tutte, essere in grado di includere e reinserire nel mercato del lavoro chi ne è ai margini, prevedendo anche percorsi di riqualificazione e formazione per i percettori di strumenti di sostegno al reddito.
Contestualmente vanno realizzati investimenti di medio e lungo periodo per affrontare le debolezze del nostro sistema produttivo ed occupazionale: giovani, donne e Mezzogiorno.