VERTENZA EX ILVA – IL PUNTO

UN’ALTRA GIORNATA DI MOBILITAZIONE E PROTESTA DAVANTI I CANCELLI

E’ necessario protestare e mobilitarsi, in maniera anche più incisiva e costante se necessario, perché un operazione come quella che riguarda il complesso siderurgico di Taranto e le conseguenze della stessa, relative a migliaia di lavoratori ed a una cittadinanza intera, non possono essere certo il sol frutto di accordi commerciali, o peggio, il paradosso della fusione tra due soggetti: uno il quale fino a qualche mese fa non voleva restare e l’altro costretto ad entrare. Dalla delicatezza di questa vertenza, è indiscutibile che operazioni così complesse non possono e non devono concludersi senza il preventivo coinvolgimento dei diretti interessati, i lavoratori. Le parole del Premier Conte in concomitanza della presentazione del rapporto Svimez, fanno il paio con le dichiarazione dell’AD ArcelorMittal Italia Lucia Morselli, annunciando, di fatto, la conclusione imminente del negoziato tra le parti, che giunge in perfetta scia al modus operandi che ha visto dar vita (e morte), ad un accordo come quello dello scorso 4 marzo, fattivamente superato da questa nuova intesa.
Tutto ciò lascia facilmente comprendere il come ed il perché la vertenza dell’ex Ilva non può e non deve essere il frutto di compromessi. Il sistema di regole introdotto attraverso l’accordo del 6 settembre 2018, che lo ricordiamo è stato ed è l’unico strumento che il sindacato riconosce, nondimeno è il frutto di un lungo e faticoso negoziato che non è stato e non è indolore, ma nello stesso tempo e il solo strumento che ci ha concesso di porre le dovute cautele agli effetti della cessione degli asset del gruppo Ilva. Inoltre nessuno può per presunzione, interesse o ignoranza, tralasciare il principio della condivisione sociale durante il referendum di approvazione, con il quale i lavoratori votanti a Taranto avallarono l’ipotesi con 6.452 voti favo- revoli e 392 contrari 392, solo 12 gli astenuti. Nel gruppo i Sì furono 8.255 (92,82%) i contrari 596 (6,70%) e 43 (0,48%) gli astenuti.
Questo, più di ogni altra parola, serve molto bene a descrivere il quadro di intenti all’interno del quale la UILM affonda le proprie convinzioni rispetto alle motivazioni che ci hanno permesso di giungere ad una condivisione passata, rispetto ad un percorso che lega le ragioni sacrosante dell’ambiente e della messa in sicurezza degli impianti quelle dell’intangibile mantenimento dell’occupazione.
In ragione di tutto ciò, la struttura UILM nazionale e quella territoriale continue- ranno la propria azione in sintonia, affinché, anche e soprattutto nel nuovo assetto societario, che vede per la prima volta il co-investimento dello Stato e di un privato, si compia in maniera sostenuta e certa il processo di messa in sicurezza degli impianti unito al riammodernamento degli stessi, senza passare per il sacrificio di un sol posto di lavoro, che sia lavoratore sociale, degli appalti o di Ilva in Amministrazione straordinaria. Particolare riguardo a quest’ultima fetta di lavoratori, affinché nessuno pensi, neppure lontanamente, al poter rendere gli stessi avulsi dall’unico meccanismo condivisibile per la nostra Organizzazione, il Lavoro e un’occupa- zione sicura che non leda l’altrui principio. Non sottoscriveremo ipotesi di accordo che prevedano un solo esubero o l’incerta attuazione del processo di ambientalizzazione che deve, per quanto ci riguarda, fare da vessillo a questa città.

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